giovedì 5 maggio 2011

La libertà non è stare sopra un albero

e neanche in 100 mq con aria condizionata e videocitofono.
Soprattutto se intorno c’è il nulla.

Stamattina ero “di turno” alla pagoda del Comitato Pisapia in piazza Costantino e verso mezzogiorno ho preso la bici per fare un giro di volantinaggio al nuovo quartiere Adriano.
Un po’ come volantinare nel deserto.
Palazzine nuove, anche belline, c’è la pista ciclabile in quasi tutto il quartiere, un paio di bar – tutto nuovo, tutto uguale.
Giro intorno e fatico a trovarci un senso.

Ma dove sono finite le “nostre radici culturali” tanto sbandierate dalla Lega?
Qualcuno a Palazzo Marino sembra essersi dimenticato che polenta, casseoula e dialetto vanno di pari passo con le case di ringhiera e con la piazza del paese, dove ci si incontra, ci si confronta, magari si litiga – ma si parla e si partecipa
Eppure a Palazzo Marino la lega ci sta più o meno da 20 anni.

Il nuovo Quartiere Adriano mi ricorda molto i quartieri residenziali americani, quelli che si vedono nei telefilm, con le villette tutte uguali, il giardino e la bandiera americana davanti a ogni casa.
Dove la sera si sta in casa scegliendo quale delle centinaia di canali via cavo guardare e quando si esce si prende la macchina, perché sotto casa non c’è niente.
Bisogna andare al centro commerciale per tutto – per fare benzina, per comprare il giornale, anche per andare dal dottore…

Lo so bene, non perché lo ho visto in tv, ma perché ci ho vissuto per un anno in un posto così.
E so bene che in un posto così è difficile incontrarsi, parlarsi, confrontarsi, interessarsi di quello che ci succede intorno.
Non è certo un caso che gli Stati Uniti siano uno dei paesi occidentali con la minor percentuale di votanti.

La zona 2 che voglio non è così – è un quartiere aperto, in cui si possa crescere, studiare e divertirsi, in cui ci si possa muovere in bicicletta e con i mezzi pubblici anche di notte, in cui ci si incontra e ci si confronta.

Perché la libertà è partecipazione



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